L’Editoriale – Nutrire il cervello nell’era delle macchine pensanti
22 Giugno 2025
EDITORIALE
di Giovanni Michele ZangoliL’intelligenza artificiale è vecchia come l’intelligenza naturale, almeno tanto quanto la scrittura, condannata da Platone in nome della memoria vivente. Suona come profetico da chi è vissuto 4 secoli avanti Cristo ma che pure ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale. Sta di fatto che l’intelligenza artificiale è entrata, anzi penetrata di getto nella nostra vita. Al punto da condizionarla, o semplicemente da integrarla per ottenere risultati più ottimali? E’ lecito chiederselo in un’epoca dove la tecnologia va sempre più sostituendosi alle naturali funzioni umane. Eppure la definizione corretta di intelligenza artificiale suona semplice: è un insieme di tecnologie che consentono ai computer di eseguire una serie di funzioni avanzate tra cui comprendere e tradurre il linguaggio parlato e scritto, analizzare dati, fornire suggerimenti e altro. Le potenzialità del nostro cervello potrebbero subirne le conseguenze in caso di abuso anziché di uso dell’intelligenza artificiale? Senza calcolare le sue capacità di manipolazione di dati sensibili tali da degenerare in ‘deficenza artificiale’. Sono solo dubbi, peraltro legittimi in un’epoca votata più alla perfezione che all’approssimazione.
Il cervello umano, dove già alberga l’intelligenza ‘naturale’, è l’organo più longevo almeno finchè non subisce danni irreversibili. I disturbi neurologici sono già una drammatica realtà, sono la seconda causa di morte e la prima causa di disabilità nel mondo. Stando a studi di settore l’incidenza di ictus – solo per fare un esempio – sarebbe aumentata di oltre il 40% dal 1990 al 2019 e l’OMS stima che un terzo della popolazione mondiale svilupperà nel corso della vita una qualche condizione neurologica e considerando l’aumento della longevità il numero sarà in crescendo. Come limitare i danni, almeno nei limiti del possibile? Un sistema circolatorio sano pare sia la chiave giusta e anche la nutrizione ha un valore fondamentale per il nostro benessere psicofisico. Lo stare bene, appunto, che secondo l’OMS non si limita all’assenza di malattie. In questa ottica anche il cervello andrebbe ‘nutrito’. Significa farlo funzionare, farlo lavorare, senza per questo snobbare la tecnologia più avanzata se può aiutarci a scegliere meglio. Il tutto in nome della memoria vivente come Platone insegnava quattro secoli avanti Cristo.